Ricordando KINUYO TANAKA

Ricordando KINUYO TANAKA

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La storia del cinema giapponese è anche la storia di Kinuyo Tanaka, nata il 29 novembre 1909 e star tra le più leggendarie, “sposata con il cinema”, come lei stessa amava dire. Interprete di più di 250 film, iniziò la sua carriera giovanissima (la ricordiamo, delicata e fieramente indipendente, in Mi sono laureato, ma… ,1929, e Sono stato bocciato, ma… ,1930, di Ozu), divenne interprete d’elezione delle opere complesse e “femministe” di Mizoguchi (in ben 15 film) ma fu anche una diva del cinema popolare, come prova l’enorme successo del melodramma L’albero dell’amore (Aizen Katsura, Nomura Hiromasa, 1939); lavorò con Naruse, Gosho, Shimizu, Kinoshita e ancora con Ozu, accompagnando l’evoluzione storica e tecnologica del cinema nazionale (dal muto al sonoro, dal bianco e nero al colore). La sua sensibilità la rendeva non solo versatile, ma anche profondamente vera; i suoi sguardi espressivi, i silenzi in cui celare un tumulto emotivo (che si fa trauma in Una gallina nel vento, Ozu, 1948), ma anche le inaspettate, aggraziate sfrontatezze (come quelle della Miss Oyu, Mizoguchi, 1951) fino alla pulsione di morte, ostinata e poetica, della vecchia madre di La leggenda di Narayama (Kinoshita, 1958), fanno della Tanaka un’interprete magnifica e totale, tralucente di carisma eppure semplice e reale.

Tanaka fu una delle rarissime registe donne, una pioniera circondata dalla feroce opposizione di un’industria rigidamente maschilista. Lo stesso Mizoguchi cercò di impedire il suo passaggio alla regia; Ozu, al contrario, la sostenne al punto da scontrarsi con gli studios. Con uno stile libero, originale, espressione di una personalità che non temeva di affrontare tematiche controverse, Tanaka riuscì a firmare ben 6 film – di cui uno scritto da Ozu – tra il ’53 e il ’62.
Forte di una passione smisurata e di una capillare osservazione della tecnica del cinema, Tanaka giunse alla regia dotata di un talento naturale. Affrancata dallo stile dei suoi maestri, si dedicò a una singolare, appassionata lettura analitica del reale, sul quale aprire, sorprendendoci, squarci di improvvisa poesia. Il suo cinema è fatto di movimenti di macchina espressivi, spesso ambiziosi: la sua macchina da presa è una “penna” nell’accezione propria della nouvelle vague, con cui riscrivere la realtà mediante un linguaggio libero e significante. I film di Tanaka ci ricordano, come diceva Ozu, che “esiste una sensibilità, non la grammatica.”

English Version

The history of Japanese cinema is also the history of Tanaka Kinuyo, one of its most legendary stars, “married to the cinema,” as she herself liked to say. Appearing in more than 250 films, she began her career at a very young age (we remember her, delicate yet fiercely independent, in I Graduated, But… (1929) and I Flunked, But… (1930), both by Ozu). She became the preferred interpreter of Mizoguchi’s complex, often “feminist” works (a collaboration that spanned fifteen films), yet she was also a diva of popular cinema, as shown by the enormous success of the melodrama The Love-Troth Tree (Aizen Katsura, Nomura Hiromasa, 1939). She worked with Naruse, Gosho, Shimizu, Kinoshita, and again with Ozu, accompanying the historical and technological evolution of Japan’s national cinema (from silent to sound, from black and white to color). Her sensitivity made her not only versatile but profoundly truthful; her expressive gazes, the silences where she concealed emotional turmoil (which becomes trauma in A Hen in the Wind, Ozu, 1948), but also her unexpected, graceful boldness (as in Miss Oyu, Mizoguchi, 1951), and finally the obstinate, poetic death-drive of the old mother in The Ballad of Narayama (Kinoshita, 1958), all make Tanaka a magnificent, complete actress — radiant with charisma, yet simple and real.

Tanaka was also one of the very few women directors, a pioneer surrounded by the fierce opposition of a rigidly male-dominated industry. Mizoguchi himself tried to prevent her from moving into directing; Ozu, by contrast, supported her so strongly that he clashed with the studios. With a free, original style — the expression of a strong personality unafraid to confront controversial themes — Tanaka Kinuyo succeeded in signing six films, one of them written by Ozu, between 1953 and 1962.
Sustained by an immense passion and by her meticulous observation of cinematic technique, Tanaka approached this new path endowed with a natural talent. Freed from the stylistic imprint of her masters, she devoted herself to a singular, impassioned analytical reading of reality, upon which she opens, to our surprise, sudden fissures of poetry. Her cinema is made of expressive, often ambitious camera movements: her camera becomes a “pen,” in the very sense later claimed by the nouvelle vague, with which to rewrite reality through a language that is free and meaningful. Tanaka’s films remind us, as Ozu once said, that “what exists is sensitivity, not grammar.”

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Nubi Fluttuanti è un progetto di Marcella Leonardi dedicato al cinema giapponese classico e contemporaneo.
Nubi Fluttuanti is a project by Marcella Leonardi dedicated to classic and contemporary Japanese cinema.