Mr. Thank-You (Arigatō-san, 1936), Hiroshi Shimizu

“Le persone come me e Ozu realizzano film grazie al duro lavoro, ma Shimizu è un genio.” – Kenji Mizoguchi

Shimizu fu uno degli autori più prolifici e talentuosi del periodo classico del cinema giapponese. Regista a soli 21 anni, girò più di 160 film, molti dei quali andati perduti, attraversando la storia come artista sperimentale, ingegnoso, in largo anticipo sul proprio tempo. L’uso di un linguaggio complesso ed espressivo, la predilezione per un cinema “libero”, fuori dagli Studio e a contatto con la natura dell’amata penisola di Izu, la tendenza a non “chiudere” le vicende narrate, lasciandone aperte le possibilità, fanno di Shimizu un grande maestro dimenticato.

Eppure basterebbe la visione di Mr. Thank-You per comprendere immediatamente la portata del suo talento e per coglierne il desiderio insopprimibile di un cinema “in esterni”, a contatto con le persone e con gli ambienti naturali. L’inquieta macchina da presa di Shimizu ha la capacità di catturare l’essenza – spirituale e antropologica – degli abitanti del Giappone rurale. I brevi, intensi ritratti che ci lascia in Mr Thank-You fotografano la situazione di un paese in piena Depressione ma anche le risorse, lo spirito in movimento e mai abbattuto di persone che transitano “come uccelli migratori”, come afferma il meraviglioso personaggio di Michiko Kuwano.

Il film racconta, in forme episodiche, la vita quotidiana di un giovane autista di bus nella tratta che collega la parte più estrema della penisola di Izu alla stazione ferroviaria. Ciò cui assistiamo in soli 76 minuti ha del miracoloso: riprese libere dei paesaggi, di cui ci sembra di sentire la brezza e respirare la brina serale, montate con ritmo musicale; una struttura che si compone di numerose soggettive – lo spettatore è letteralmente all’interno del bus – mentre i personaggi appaiono e scompaiono lungo la strada, come se il mezzo li attraversasse. Questo tipo di ripresa è particolarmente interessante e anti-realistico: Shimizu fa del bus quasi “un’altra dimensione” capace di dissolversi nell’incontro con le figure umane che popolano i ripidi e stretti sentieri affacciati sui precipizi.
Sorprendente e di grande intraprendenza anche l’uso del sonoro, che il regista utilizza come controcanto “fuori campo” e nel suo valore di interpunzione: Shimizu fu un vero e proprio pioniere del sonoro, adottato solo di recente dalla Shochiku.

Commosso e corale, Mr. Thank-You è un magnifico studio di caratteri. Oltre al giovane autista bello e gentile, interpretato da un Ken Uehara all’apice del suo fascino, troviamo Michiko Kuwano nel ruolo di donna perduta dal cuore d’oro. L’aria dolente, l’eleganza innata e la bellezza androgina, quasi sovversiva, fanno di Kuwano la Dietrich del Giappone. Shimizu ne esalta la recitazione sfumata, le ombre e il dolcissimo sorriso.
Tra gli altri avventori, una ragazza di diciassette anni silenziosa e in lacrime, in viaggio verso Tokyo, dove sarà venduta come prostituta dalla famiglia. Infine, a un gruppo di contadini e un commesso viaggiatore arrogante, dai lunghi baffi arricciati, sono lasciati momenti comici e gag slapstick.

Nel suo percorso, Mr. Thank-You – così chiamato per l’abitudine gentile di ringraziare tutti coloro che si spostano al suo passaggio – si imbatte in un’umanità varia e incantevole: lavoratori, ragazze, giovani immigrate coreane, anziane coppie, ciascuno con un proprio destino tra i sentieri montuosi della penisola. Il regista si insinua nell’intima malinconia di ciascuno, ma il suo istinto umanista lo porta a trasfigurare le vicende in un animato vaudeville di delicata leggerezza, vero e proprio manifesto d’amore. Shimizu fu non solo un grande sperimentatore, dalla macchina da presa tra le più mobili e sensibili della storia; ma anche un progressista istintivo, pronto ad assimilare la “diversità” degli immigrati nel quadro di una grande trasformazione del paese.

Idealista, entusiasta, ottimista nelle difficoltà: il regista non è differente dal suo protagonista, che “vola” col suo bus portando il sorriso. Resta per sempre, nella memoria di chi guarda, lo spettacolo di un mondo in soggettiva, delle dissolvenze incrociate su volti e corpi, di personaggi che scompaiono in lontananza. Un’umanità fatta di nulla (mu, 無) eppure corpo vivo di un Giappone, agli occhi di Shimizu, colmo di innocenza.

2 risposte a “Mr. Thank-You (Arigatō-san, 1936), Hiroshi Shimizu”

  1. Avatar DANCING GIRL (Odoriko, 1957), Hiroshi Shimizu – Nubi Fluttuanti

    […] unisce narrazione drammatica e stile documentario, facendo ricorso anche a elaborati jump-cuts) o Mr. Thank-You, 1936 (anticipatore del neorealismo e tra i più bei film mai realizzati nel Giappone rurale), fino […]

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  2. Avatar WHAT DID THE LADY FORGET? (Shukujo wa nani wo wasureta ka, 1937), Yasujirō Ozu – Nubi Fluttuanti

    […] se stesso (un cameo che testimonia la popolarità raggiunta dall’attore dopo il successo di Mr. Thank-You, 1936, Hiroshi Shimizu),Il bello del cinema di Ozu è anche questo ritorno in un universo di volti […]

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