ALL THE LONG NIGHTS (Yoake no Subete, 2024): Il cinema di Shō Miyake tra anime e realtà

[Inserito nella classifica del 10 migliori film giapponesi del 2024 secondo AsianMoviePulse]

Misa, una giovane donna affetta da violenti attacchi di sindrome premestruale, lascia il suo lavoro aziendale per un posto di lavoro più tranquillo, un’azienda che produce planetari. Qui incontra il timido Takatoshi, un collega che soffre di disturbi di panico. Attraverso il sostegno reciproco i due scoprono un mondo fuori da loro stessi, che culmina in un momento di osservazione delle stelle.

Una parte del nuovo cinema giapponese si sta allineando sempre più alla sensibilità degli anime, di cui riprende non solo la sofferta rappresentazione della giovinezza contemporanea, ma anche alcuni topoi visivi: l’anelito alla volta stellata, il potere metaforico dei raggi di sole, l’alienazione dei passeggeri di un treno, i campi lunghissimi su una città dinamica e distante.
Un film come All the long nights, con i suoi ventenni fragili, segnati da una condizione di scarto ripetto al mondo, sembra il corrispettivo live action di un mondo e una sensibilità esplorati dall’animazione nel corso degli ultimi vent’anni. Gli attacchi di panico di Takatoshi e le violente sindromi premestruali di Misa esprimono lo stesso disagio, ad esempio, di Makoto ne La ragazza che saltava nel tempo (2006, Mamoru Hosoda), o di Hina in Weathering with you (2019, Makoto Shinkai), due opere che ricorrevano a una chiave fantastica per parlare di crescita e diversità, di doti percettive e sensibili fuori dal comune, incomprese dalla società adulta.

Seguendo il percorso di tanti anime contemporanei, il cinema di Miyake esprime il senso di un vuoto incolmabile e le difficoltà relazionali in un Giappone sempre più incapace di liberare le proprie emozioni. I tableaux urbani di Miyake sono ritratti malinconici tra stasi e desiderio, dove gli esseri umani appassiscono silenziosamente (si pensi a Takari di 5 cm al secondo, 2007, Shinkai) o vivono un profondo conflitto con la propria alterità (come Belle, 2021, Mamoru Hosoda). Mone Kamishiraishi, interprete di ben due film di Shinkai (Your Name, 2016 e Weathering with you), così come di Wolf Children di Hosoda, 2012, è il corpo di una continuità dell’immaginario che dagli anime giunge al cinema di Miyake. Come le sue controparti animate, Misa è riservata e turbata dal proprio mondo interiore. L’incontro con Takatoshi innesca una comunicazione non-conforme fatta di dialoghi impacciati, improvvise esplosioni emotive e timide gentilezze condivise.

Il paesaggio, con le sue luci, le piogge improvvise e le immagini di treni in corsa, fa da sfondo onirico a questa corrispondenza emotiva intensa, sebbene non banalmente romantica. Miyake compone nitidi quadri diurni, fotografie sospese nel tempo di una città che cela, dietro le finestre dei condomini o negli incroci di strade trafficate, esseri umani che talora rinunciano a vivere. Un passaggio a livello attraversa i quartieri ma è anche segno di una divisione profonda: tra l’io e il mondo, tra una sensibilità unica, anche selvaggia (Misa è aggressiva come i Bambini-Lupo di Hosoda) e una comunità repressiva.

All the long nights, in particolare, condivide con Shinkai l’amore per le stelle, la vastità della notte sconosciuta, in cui prendono corpo sentimenti che il giorno non riesce a esprimere. In Your Name il cielo è costantemente attraversato da scie luminose, raggi lunari, stelle cadenti; nel film di Miyake le “stelle” non sono che proiezioni di un planetario, il sogno di due protagonisti-cosmonauti della propria vita interiore. Finzione e realtà si confondono, ma la notte è il territorio a cui lo spirito umano tende la propria sofferenza.
Anche il trasferimento nel piccolo ufficio di periferia, come salvezza dal gelido mondo corporativo, sembra alludere alla piccola agenzia di Weathering with you, mentre la rinascita di Takatoshi è affidata alle corse in bicicletta illuminate dal sole (quegli stessi raggi”epifanici” che sono la cifra stilistica dei mondi di Shinkai). Miyake indugia sui riflessi e sul controluce come evanescenza di un mondo in trasformazione. La luce porta con sé un turbamento struggente, è la chiave emotiva di un film che trova in un bagliore, in una costellazione, nella “voce delle stelle”, la mappatura dei sentimenti.

2 risposte a “ALL THE LONG NIGHTS (Yoake no Subete, 2024): Il cinema di Shō Miyake tra anime e realtà”

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